COSA RENDE IL CAFFE’ NAPOLETANO IL MIGLIORE DEL MONDO?

All'ombra del Vesuvio il caffè non è semplicemente una “bevanda”, ma un vero e proprio rito.

A Napoli, il caffè risale ai primi dell’800, quando le caffetterie ambulanti giravano per la città munite di una caffettiera piena di caffè e latte e di un cesto contenente tazzine e zucchero per offrire una colazione veloce ai napoletani. Ancora oggi, il caffè è un rito condiviso. Se ospiti una persona a casa, è un obbligo morale offrirgli un buon caffè fatto in casa; Se incontri un amico per strada, è sempre una buona scusa per andare al bar. E c'è chi lo considera un momento intimo, come diceva Eduardo de Filippo nella commedia “Questi fantasmi”: «Io, ad esempio, rinuncerei a tutto tranne che a questa tazza di caffè, sorseggiata tranquillamente, qui fuori sul balcone, dopo un pisolino veloce dopo pranzo. E lo devo preparare da solo, con le mie stesse mani». Napoli non è la patria del caffè, ma nell'immaginario collettivo sicuramente il miglior caffè è napoletano! Alcuni dicono che sia a causa dell'acqua, altri che il segreto è racchiuso nella particolare miscela di tostatura, più scura delle altre. Ci sono, poi, alcune piccole cose da tenere a mente! La caffettiera non deve essere lavata con sapone o detersivo, ma solo risciacquata con acqua bollente. Più usi la macchina del caffè, più il sapore penetra e se la lavi con il sapone tutto andrà perso. Il caffè va sorseggiato con calma, in una tazzina di ceramica o di vetro, mai di plastica e deve rispettare la regola delle quattro C, ovvero essere carico, caldo, comodo e corto. Meglio amaro, per assaporarne al meglio l'aroma. E infine, prima del caffè a Napoli, bevi un bicchiere d'acqua: la bocca ha bisogno di essere pulita per gustarla completamente.
Eduardo De Filippo ‘Questi Fantasmi’ scena del caffè

Pasquale, seduto fuori al balcone, chiacchiera con il vicino e spiega cosa rende felice un uomo: solo un buon caffè sorseggiato dopo il riposino post pranzo. Un piccolo vizio che racchiude la poesia della vita. La scena del film, tratto dall'omonima commedia in tre atti scritta e rappresentata per il teatro da Eduardo De Filippo, è uno degli scenari cinematografico-teatrali che meglio descrive il rito del caffè napoletano.

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